Parroco, presbitero e parrocchia. Un’esperienza

Presentiamo volentieri uno stralcio di un articolo di d. Luca Bonari, pubblicato in “UAC Notizie” n. 3-2013

 

Il presbiterio

Adesso che sono arrivato nel mio servizio pastorale alla quarta parrocchia, capisco quanto sia importante la coscienza di una responsabilità vigile circa il mio presbiterio. Se non altro perché sono andato in una parrocchia dove sempre c’è stato un mio confratello prima di me e sempre ci sarà un mio confratello dopo di me. Alla fine siamo davvero una cordata. Quello che faccio io non è affatto ininfluente per gli altri preti della mia diocesi come quello che ha fatto un altro non è affatto secondario per la situazione che io trovo.

Il presbiterio mi appartiene, come io appartengo al presbiterio.

Ci sono momenti in cui questo è più evidente. Lo vedo chiaramente quando ci troviamo nella nostra foranìa. Molti dei miei confratelli sono stati miei alunni. sento una tenerezza – paterna e fraterna ad un tempo – per la loro vita, le loro gioie, speranze, delusioni.

Mi appartengono in qualche modo le loro condizioni familiari ed economiche. I problemi che essi hanno con la loro parrocchia interrogano anche me. Non mi viene affatto spontaneo dire: ci pensi il vescovo! oppure: ma il vicario che fa? Io ci sono e su di me sanno che potranno sempre contare.

 

La parrocchia

Spiritualità diocesana significa consegna di sé ad una storia concreta che è la tua storia…

Questa è la mia gente, e solo questa! Io sono qui per loro: a questa gente mi ha inviato e consegnato Gesù. unica ragione della mia vita è creare ogni occasione possibile perché Gesù possa raccontare a ciascuno di loro il suo amore e ciascuno di loro possa incontrare in questo suo amore la ragione della sua gioia…

Il prete è a tempo pieno, con cuore indiviso e la strategia pastorale che egli persegue lo conduce ad elettrificare magari le campane della Chiesa ma dovrà, ogni giorno di più, imparare ad usare le sue mani per suonare i campanelli delle sue famiglie…

I laici “dovrebbero”, si sente spesso dire. Ma chi li ha formati, coinvolti, corresponsabilizzati? Tocca a noi preti lasciarci guidare, con fiducia, dall’immagine di una Chiesa “popolo” che vive nel suo territorio diocesano e che si articola in comunità parrocchiali.

In parrocchia i laici sono persone vere, concrete, conosciute. Non sono “il laicato”: sono donne e uomini, ragazzi, giovani, anziani, sposi veri con storie vere dentro alle quali costruire quel senso di Chiesa che finirà per farli diventare veramente membra vive e vitali del corpo di Cristo. E allora, forse, sarà anche più facile esercitare la cura del buon padre di famiglia perché in parrocchia, finalmente, saremo meno soli.”