Pastori non funzionari

Presentiamo alcune esortazioni di Papa Francesco ai preti

 

L’UNZIONE…

“Il sacerdote caricandosi sulle spalle il popolo a lui fidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farci ben sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri.

Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quanto il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, le periferie”.

 

L’ODORE DELLE PECORE

“Quando io penso ai parroci che conoscevano il nome delle persone della parrocchia, che andavano a trovarli; anche come uno che diceva: “io conosco il nome del cane di ogni famiglia”, anche il nome del cane conoscevano! Che bello che era! Che cosa c’è di più bello?”.

Perché il pastore assuma l'”odore delle pecore” deve camminare con il popolo, a volte davanti, a volte bin mezzo e a volte dietro; davanti, per guidare la comunità; in ezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita perché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tenerla unita”.

 

ANNUNCIARE FINO ALLE PERIFERIE

“E’ un elemento che ho vissuto molto quando ero a Buenos Aires; l’importanza di uscire per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale. Sono anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate. Sono persone che magari si trovano fisicamente vicine al centro, ma spiritualmente sono lontane. Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali”.

 

RIMANERE CON GESU’

“Simo stati chiamati da Dio e chiamati per rimanere con Gesù, uniti a lui. n realtà questo viver, questo permanere in Cristo segna tutto ciò che siamo e facciamo. E’ precisamene questa vita in Cristo ciò che garantisce la nostra efficacia apostolica, la fecondità del nostro servizio. Non è la creatività, per quanto pastorale sia, non sono gli incontri o le pianificazioni che assicurano i frutti, anche se aiutano e molto, ma quello che assicura il frutto è l’essere fedeli a Cristo, che ci dice con insistenza: “rimanete in me ed io in voi” (Gv 15,4).

 

AIUTARE I GIOVANI

“Aiutiamo i giovani. Abbiamo l’orecchio attento per ascoltare le loro illusioni, per ascoltare i loro successi, per ascoltare le loro difficoltà. La pazienza di ascoltare! Questo ve lo chiedo con tutto il cuore! Nel confessionale, nella direzioni spirituale, nell’accompagnamento. Sappiamo perdere tempo con loro. Seminare , costa e affatica moltissimo! Ed è molto più gratificante godere del raccolto! Che furbizia! Tutti godiamo di più con il raccolto! Però Gesù ci chiede che seminiamo con serietà. Aiutare i nostri giovani a riscoprire il coraggio e la gioia della fede, la gioia di essere amati personalmente da Dio, questo è molto difficile, ma quando un giovane lo comprende, quando un giovane lo sente con l’unzione che gli dona lo Spirito Santo, questo “essere amato personalmente da Dio”, lo accompagna poi per tutta la vita”.