Diamo notizia della scomparsa di un nostro confratello, mons. Guido Galeazzo, iscritto all’UAC, che ha onorato il presbiterio della nostra diocesi con un servizio particolarmente legato alla promozione delle vocazioni al ministero ordinato.
Mercoledì delle Ceneri, 10 febbraio, verso le ore 16, dopo alcuni giorni di agonia, ha concluso la sua vita terrena mons. Guido Galeazzo, all’età di 93 anni.
Nato a Chiesanuova nel 1922, è stato ordinato prete nel 1946 da mons. Carlo Agostini, con la classe di mons. Luigi Sartori e mons. Marco Restiglian.
Ha vissuto i primi anni di ministero come cooperatore a San Prosdocimo con don Antonio Varotto.
E’ passato poi in seminario come incaricato dell’Opera san Gregorio Barbarigo per le vocazioni: è stata la vocazione specifica della sua vita. Nel 1982 ha svolto il compito di cerimoniere per qualche mese all’ingresso a Padova di mons. Filippo Franceschi
E’ stato cappellano della casa madre delle Dimesse, assistente dei Sacristi, delle familiari del clero, del Serra Club.
Nel 1981, canonico onorario, nel 1984 canonico effettivo.
Nel 1995, a 73 anni, inizia il suo servizio, come animatore spirituale all’Opera della Provvidenza, con un’animazione particolare quella dei confratelli bisognosi di cure infermieristiche continue ,degenti in quell’Istituto, fino ad oltre novant’anni.
Un prete sereno e fedele
Don Guido era sicuramente una delle figure più familiari in Diocesi, soprattutto tra i preti. Poteva essere una icona esemplare del prete padovano per tanti aspetti: era semplice ed essenziale, sempre all’opera e in movimento, umano e alla buona nei rapporti, dalla pietà robusta e senza pose, rispettoso quasi religiosamente nella obbedienza, affidabile e scrupoloso nel servizio, distaccato dalle cose e, soprattutto, sempre lieto e positivo.
Ha chiuso gli occhi a questo mondo mercoledì nel primo pomeriggio mentre la comunità degli Ospiti dell’Opera della Provvidenza stava celebrando l’Eucaristia delle Ceneri e pregava per lui. Tutti, infatti sapevano che la sua lampada stava per consumare le ultime gocce di olio. Ed è stato anche questo un segno commovente di una comunione intensa, familiare e gioiosa che si era consolidata tra lui e tutte le persone di questa Casa, dal 1995, quando il Vescovo gli aveva affidato questo servizio, e fino alla fine.
Era davvero l’Assistente Spirituale della Casa., ne animava puntualmente la preghiera comunitaria, visitava i reparti, chiamava per nome tutti, faceva il confessore degli Ospiti e delle Suore e del personale, il celebrante, il predicatore. Qui, all’Opera della Provvidenza, Don Guido era diventato anche, e soprattutto, il volto e l’anima della carità fraterna tra i Sacerdoti, in quanto Responsabile della comunità dei Sacerdoti Ospiti. Sempre presente, premuroso e delicato con tutti, ha saputo imprimere pienezza di interessi e serenità al soggiorno faticoso dei tanti Confratelli preti, costretti dalla infermità. Li sosteneva spiritualmente, ma anche nella impostazione della giornata, in modo che non ci fossero vuoti noiosi. E sapeva farlo sempre con buon gusto e finezza di gesti e di interventi.
I primi anni di cura d’anime, Don Guido li aveva vissuti con il grande Don Antonio Varotto presso la Parrocchia di San Prosdocimo. Accanto a tal maestro, Don Guido ha interiorizzato la sua sensibilità e sollecitudine per i poveri e i bisognosi delle categorie più disparate. E sicuramente ha assimilato anche la forte e tenera devozione alla Madonna, che ha qualificato la vita del fondatore dell’Opera Immacolata Concezione. Ma questo, probabilmente aveva radici ancor più profonde, nella intensa vita e tenera vita familiare vissuta da Don Guido accanto al fratello Don Albino e alle due amatissime sorelle.
Don Guido, successivamente e per tanti anni, è stato volto ed anima della pastorale vocazionale, soprattutto per il Seminario, in quanto responsabile della Pia Opera San Gregorio Barbarigo. Io non so quante volte – sicuramente molte – abbia percorso, in lungo e in largo tutta la Diocesi, tutte le parrocchie vicine e lontane, piccole e grandi. Sempre in veste, con la sua utilitaria piena di fogli e di cartelloni, con la macchina da proiezione, incontrava i ragazzi, le zelatrici, i parroci, organizzava ritiri, campi scuola estivi ed invernali. Predicava con semplicità disarmante ed incisiva, pregava e faceva pregare, organizzava la carità concreta e quella spirituale a favore del Seminario e delle vocazioni. Ma non appariva mai affannato o confusionario. Comunicava con naturalezza e immediatezza il senso della serenità, della simpatia. Questo infatti, era il suo animo: lieto e sereno, evangelicamente semplice e limpido, generoso e zelante.
Don Guido ha avuto tempo, nel frattempo, di fare anche l’Assistente Diocesano per le familiari del Clero, per i Sacristi, per il Serra Club e, soprattutto, il Cappellano delle Suore Dimesse, in Casa Madre. Ha accettato, in spirito di obbedienza indiscussa, perfino di fare il cerimoniere di Mons. Filippo Franceschi, una esperienza breve, faticosa, ma accettata con il solito sereno umorismo.
Vivendogli accanto per tanti anni, sono certo anche che Don Guido era un sacerdote che viveva in Dio e per Dio, in una comunione molto profonda e permanente con il Signore e con la Madre Sua. E sono certo, anche, che non era sfiorato da ambizioni, da doppie finalità, da secondi fini e che viveva in condizione di permanente disponibilità alla volontà di Dio. Parlare di vita santa per una persona concreta è sempre rischioso, ma qui non ci siamo molto lontani. In ogni caso penso che il presbiterio diocesano debba rivolgere a Dio una preghiera di lode e di ringraziamento immensi per il dono di questo prete, per la sua testimonianza così semplice e cristallina.
Mons. Mario Morellato