Il servizio offerto dell’UAC, rispetto ad altre associazioni, non consiste tanto in un “erogare” prestazioni quanto, piuttosto, nel richiamare all’essenza della missione presbiterale e diaconale che trova il suo cuore nella comunione presbiterale.
L’ecclesiologia di comunione espressa nei documenti del concilio Vaticano II ha ancora molta strada da fare per affermarsi compiutamente. Credo che la stessa espressione “comunione presbiterale” sia talora più nominale che effettiva, e che la parola “presbiterio” sia associata più facilmente alla zona attorno dell’altare, nelle chiese, piuttosto che all’unione dei sacerdoti e dei diaconi con il loro vescovo.
Pertanto il ruolo dall’UAC è quanto mai prezioso perché aiuta a crescere in questa consapevolezza, indispensabile per rendere efficace l’annuncio del Vangelo. Non si può infatti essere autentici ministri del popolo di Dio senza coltivare una spiritualità diocesana, cioè una spiritualità che affondi le proprie radici nella fede e nelle tradizioni della Chiesa locale: in tal senso anche i religiosi ricevono dall’UAC un servizio prezioso perché sono aiutati a mettersi a servizio di una Chiesa particolare certamente con il loro carisma specifico, ed anche la loro propria spiritualità, ma, al contempo, in uno spirito pienamente diocesano.
Pertanto mi aspetto che questo prossimo Anno della Fede, che il Santo Padre inaugurerà il prossimo 11 ottobre, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, veda l’UAC in prima linea nel ribadire la centralità di questa visione ecdesiologica (e, di conseguenza, pastorale) promuovendo adeguate iniziative che incrementino lo spirito di comunione tra tutto il clero delle varie diocesi in cui essa è presente ed opera.
Don Stefano Salucci parroco
Direttore dell’UAC e Ufficio pastorale familiare di Pescia (PT)