Eccellenza Rev.ma Mons. Francesco Lambiasi, Presidente commissione episcopale CEI per il clero e la vita consacrata,
Le scrive don Luigi Mansi, da un anno circa Presidente Nazionale dell’Unione Apostolica del Clero. Nell’ultima riunione del nostro Consiglio Nazionale, tenutasi alla fine dello scorso mese di settembre, abbiamo deciso di far pervenire a Lei, nella Sua qualità di presidente della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita consacrata, una nostra riflessione in vista della prossima Assemblea straordinaria della CEI che avrà come oggetto proprio la vita e la formazione dei ministri ordinati.
E’ nostro desiderio far presente ai nostri Vescovi, attraverso la Sua persona, il valore che una Associazione come l’Unione Apostolica ha, ai fini della formazione permanente dei ministri ordinati. E’ vero che ogni Vescovo promuove per la sua Chiesa iniziative varie per questo scopo. La forma più frequente è quella della cura particolare del clero giovane.
La specificità della nostra Associazione, però, è che essa, in obbedienza alla sua storia – abbiamo da poco tagliato il traguardo dei primi 150 anni – formandosi “dal basso” e promuovendo la spiritualità diocesana a servizio della “Carità pastorale”, crea un ideale ambiente di fraternità al di là delle fasce di età e al di là dei ruoli esercitati, il che è a tutto vantaggio dell’esercizio sereno del ministero. Inoltre ci muove la convinzione che ogni percorso di formazione diventa ancor più efficace quando si realizza in un contesto di auto-formazione. E ancora ci guida la convinzione che la vita e il ministero presbiterale sono la prima sorgente che fornisce stimoli sempre nuovi alla formazione. Il ministero così si rinnova continuamente attingendo alle energie sempre nuove della fraternità e parimenti si confronta, attraverso il dialogo fraterno, con i tempi e le sollecitazioni che provengono dall’ ”oggi” della Chiesa e della società, accolte e condivise con i confratelli.
La nostra Associazione, un po’ come l’Azione Cattolica per i laici, non ha figure carismatiche o leader di riferimento, né si fa paladina di una qualche spiritualità particolare, ma sposa in pieno la Spiritualità diocesana, elegge democraticamente i suoi responsabili, sia a livello diocesano che nazionale. L’UAC così si sente ed opera umilmente al servizio del presbiterio diocesano, per tener vivo in esso il senso di appartenenza ad un cammino di fede ben preciso, che è quello della propria chiesa particolare, sotto la guida del proprio Vescovo, arricchito dalla testimonianza dei suoi santi, nella accoglienza gioiosa del proprio “genius loci”.
Come preti dell’UAC non riteniamo assolutamente di essere migliori di altri, ma testimoniamo l’umile consapevolezza di avere tra le mani uno strumento prezioso – l’UAC – che ci aiuta a vivere tutto questo in spirito di servizio e con gioia. La gioia del ministero vissuto in piena comunione con i nostri pastori, ai quali chiediamo semplicemente incoraggiamento e sostegno. Infatti, nonostante gli sforzi che come Consiglio stiamo compiendo per far conoscere l’Associazione alle giovani generazioni di presbiteri, notiamo che l’UAC è ancora poco conosciuta ed è anche ignorata in tante diocesi d’Italia.
Ecco, senza alcuna pretesa, noi vorremmo semplicemente far presente ai nostri pastori che tra i tanti strumenti al servizio della formazione permanente dei ministri ordinati, c’è anche l’UAC. E che sui presbiteri e sui diaconi che fanno parte della nostra Associazione i Vescovi Italiani possono sempre contare per una collaborazione senza riserve.
Mentre con l’intero Consiglio auguriamo buon lavoro ai nostri pastori, porgiamo a Lei il nostro cordiale e rispettoso ossequio, ringraziandoLa per l’attenzione e per l’ascolto.
Roma, 7 ottobre 2014.
Dell’Eccellenza Vostra dev.mo Don Luigi Mansi Presidente Nazionale UAC