Il giorno 17 aprile, giovedì santo, giorno in cui i presbiteri si radunano attorno al vescovo per celebrare la messa crismale, don Giovanni Leonardi ci ha lasciati, in silenzio, al mattino. Era nato il 28 ottobre 1927 da una famiglia alla quale fu sempre molto legato. Ma anche tante generazioni di preti e laici hanno avuto modo di apprezzare il profondo amore per la Parola di Dio a cui era fedele, studiandola non per sfoggio di cultura ma per trarvi indicazioni di vita cristiana.
La sua è stata sempre una “teologia impegnata”. Non a caso uno dei suoi temi preferiti riguardava i “ministeri” e i “carismi”, in una chiesa tutta ministeriale. Partendo dal Concilio, egli ripeteva continuamente di guardare a una chiesa popolo di Dio, pellegrina e in cammino, dove convergono i tanti ministeri. A questo proposito, egli preferiva decisamente, secondo il linguaggio biblico, il termine “presbitero” a quello di “sacerdote”, che è di ogni battezzato. In un articolo su “Cristo il servo”, scritto nell’occasione dei suoi 70 anni, delinea una chiesa per, con, in, una chiesa ecumenica con una struttura ministeriale duttile e aperta ai ruoli della donne, ponendosi in forma di domanda: In ogni diocesi un “seminario per i ministeri?”. Il Servo di Isaia per lui deve essere identificato anche con ogni uomo di buona volontà che si impegna in maniera forte per gli stessi ideali a vantaggio del suo popolo e dell’intera umanità. Con questo spirito fu impegnato anche come segretario del Consiglio Presbiterale diocesano.
È a partire da queste premesse che sono derivati i sui impegni. Tutti conosciamo il suo handicap, la sordità che insorse mentre a Roma studiava all’Istituto Biblico, tanto da suggerire, per timore di non essere all’altezza del suo compito, di mandare a studiare anche un altro, Giuseppe Segalla. Tuttavia, questo fatto non gli impedì di fare una scelta di interessi che coltivò con impegno e tenacia straordinari, con “parresia” e forza evangelica. Il Vangelo sia la fonte di ogni discernimento!
In primo piano furono le Scuole di Formazione Teologica in vista dell’esercizio dei vari ministeri e per una formazione dei laici più elevata. Per questo fu co-fondatore e primo Direttore della Scuola di Bassano, situata presso la Casa S. Giuseppe dei Padri Gesuiti, scelta come luogo di confluenza di tre Diocesi, Padova, Vicenza, Treviso. Coinvolse diversi docenti e consumò più auto per questo impegno. L’auto, la mitica “piuma”, aveva ormai imparato da sola la strada, tanto che una sera, uscito con dei colleghi per una conferenza, automaticamente si era diretto verso Bassano, accorgendosi solo in un secondo momento, che lo scopo era un altro. Fu anche il primo segretario e presidente della Federazione Triveneta delle Scuole di Formazione Teologica promovendo sei convegni. Il medesimo servizio di insegnamento prestò poi anche nelle Scuole di Padova ed Este, che nel frattempo erano nate e che tuttora continuano nel servizio, anche se altri centri teologici di carattere accademico, come l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, erano stati fondati per rispondere alla pastorale e all’insegnamento della religione cattolica.
Molto del suo tempo don Giovanni lo dedicò alla divulgazione. Sin dal 1958 curò sul “Il Santo dei miracoli” una rubrica con circa 400 articoli, illustrati con fotografie ambientali e archeologiche originali. Raccolse così migliaia di slides, che illustrava ai vari uditori con proiezioni adeguate. La sua voglia di documentare lo portò in Iraq, dove rischiò, per alcune riprese di ambienti strategici, di finire in prigione. Per la stessa passione, già avanti con gli anni, volle partire per la Grecia, invitandomi ad accompagnarlo. Io purtroppo non potevo avendo preso precedenti impegni. Partì da solo con la sua Panda e girò in pieno luglio per buona parte di quella terra, per documentare i luoghi degli Atti degli Apostoli che stava trattando. Con lo stesso intento si impegnò, instancabile, in una quantità innumerevole di viaggi nelle Terre Bibliche, a partire dalla Terra Santa, narrando la Parola con una vitalità ed energia invidiabili.
Ma non mancò lo studio impegnato e deciso. Curò anzitutto gli incontri di studio con i biblisti del Triveneto, prima che fossero sostituiti da altre forme di Convegni nazionali. Fu co-fondatore della rivista Credereoggi, che tuttora continua le sue pubblicazioni. Soprattutto resta a suo merito la pazienza e la accuratezza con cui si dedicò, dal 1967 al 1988, alla Rivista Studia Patavina, in collaborazione tra la Facoltà Teologica e l’Università di Padova,che divenne “Rivista di Scienze Religiose” e si caratterizzò per i suoi “simposi” ed è oggi apprezzata e diffusa in tante università e biblioteche del mondo.
Uno dei segni tuttora molto importanti è infine la Settimana Biblica diocesana che quest’anno arriva alla XXI edizione. Un evento da lui molto voluto, in accordo con il vescovo. Con l’aiuto di P. Gianni Cappelletto ofmc, e del sottoscritto, si iniziò l’avventura, cercando un piano di lavoro efficace, che trovò un poco alla volta il suo equilibrio.
Don Giovanni resta una figura particolarmente simpatica, per la sua sincerità e bonarietà, anche per la sua tenacia. Ci auguriamo che i semi da lui gettati possano continuare a dare frutti, soprattutto a mettere in moto quell’amore per la Parola che ha segnato profondamente ogni gesto e ogni iniziativa di lui “presbitero” della chiesa di Dio che è in Padova, fedele servitore di Cristo Buon Pastore e Servo. Che egli possa invocare la nascita di tanti ministeri, sia presbiterali che laicali. Oltre i suoi scritti, infatti, restano come segno per molti credenti, laici e presbiteri, di Padova la sua passione e la sua testimonianza di amore fedele al Vangelo.
Marcello Milani