Pubblichiamo volentieri due contributi di don Luigino Scarponi Responsabile regionale delle Marche. Uno sul Cenacolo Regionale UAC al quale ha partecipato anche il nostro Presidente e l’altro sulla figura di don Gerardo Di Girolami, recentemente scomparso.
mercoledì 14 gennaio 2015 ho trascorso un’intera giornata in Seminario! Il Seminario Regionale Marchigiano “Pio XI” in Ancona.
In mattinata si è svolto il Cenacolo “Essere UAC oggi” guidato da don Luigi Mansi, nostro presidente nazionale. Siamo convenuti in 10, da San Benedetto del Tronto, Jesi, Macerata, altri avevano comunicato la loro assenza.
La lectio della 1 Pietro 5,1-5 è stata il contesto da cui ha preso l’avvio l’esortazione di don Luigi: fare della “sponsalità” la fonte della nostra spiritualità; diventare santi nell’esercizio del ministero.
Nelle risonanze sono emerse alcune difficoltà nel conciliare il Cenacolo mensile con i molteplici incontri già esistenti in diocesi: qualcuno ha suggerito di incontrarsi la domenica per il vespro, la condivisione e la cena insieme …
L’ora media e l’agape fraterna con i seminaristi hanno concluso il nostro cenacolo regionale.
Nel pomeriggio le pietre “nazarene” ci hanno visto pellegrini a Loreto in preghiera con lo sguardo rivolto alla Vergine nera.
In serata don Luigi ha intrattenuto i teologi del sesto anno presentando la spiritualità diocesana dalle quattro caratteristiche: INCARNATA, PASTORALE, ECCLESIALE e SPONSALE.
Attenti e interessati i teologi, diversi già diaconi, hanno arricchito l’incontro con perspicaci interventi e domande. Don Luigi ha concluso asserendo, quasi “Credo” del prete che: “Sono celibe non scapolo; la diocesi è la mia sposa e ad essa sono vincolato, legato, fedele sempre. Il presbiterio è la mia famiglia …”
L’ UAC si colloca all’interno di tutto questo processo, per aiutare i preti, con la vita associativa a recuperare la propria spiritualità: un’associazione che nasce dal basso, lievito di questi valori all’interno del presbiterio diocesano.
Don Luigi essendo arrivato la sera precedente ha avuto l’occasione di presiedere l’Eucaristia e parlare a tutti i seminaristi.
Tornando in parrocchia, nella mia mente si sono affollati piacevoli ricordi del tempo del seminario. Ripeto spesso ai seminaristi di vivere intensamente la vita comune in tutti i suoi molteplici aspetti, di non essere protesi anzi tempo alle attività pastorali e di applicarsi proficuamente allo studio.
GRAZIE DON GERARDO!
“E’ arrivata la scopa nuova”
Con queste parole mi accolse nel brevissimo incontro all’Oasi davanti a Mons Radicioni che mi consegnava a lui, prete cinquantenne e nel pieno della maturità umana e pastorale, io prete da tre anni, che tornavo da Roma.
Mi affascinava il suo procedere deciso, sempre impegnato, proteso al servizio dell’ascolto, attento alle persone che costantemente lo cercavano.
Siamo stati insieme dal settembre 81 al settembre 87. Sono stati anni molto fruttuosi, li chiamo gli anni del mio “apprendistato”: mi ha introdotto a tutti gli ambiti della vita parrocchiale: dal carteggio matrimoniale alla catechesi battesimale alla celebrazione di tutti i sacramenti. Mi diceva: “non sono invidioso, dove non arrivo io, arrivi tu…”. Ecco il senso della scopa nuova… pulisce dove la vecchia non arriva perché consumata.
Pur avendomi affidato compiti particolari: i catechisti e la catechesi, i giovani, l’UNITALSI e gli ammalati … mi ha lasciato libero di aprire altre strade.
Mi seguiva con molta simpatia. Mi disse una volta, vedendomi indaffarato nell’iniziare il CSI e nell’organizzare tornei … “In te mi rivedo quando giovane prete salivo le scale del Comune”. Aveva fondato la “Dea Cupra” una squadra di calcio e fu l’iniziatore della sfilata delle maschere a carnevale. Questo mi incoraggiava! quasi a dirmi che ero sulla strada giusta, ricercò nella biblioteca manuali dei primordi del CSI e di pastorale giovanile, sgualciti e sottolineati, li aveva studiati.
Non tutto era rose e fiori, nel nostro rapporto: silenzi! Pur mangiando uno accanto all’altro, non sempre riteneva necessario mettermi al corrente di certe scelte importanti, quasi fossero necessarie, scontate, ineluttabili.
In casa ho avuto l’opportunità di respirare un clima di vera cattolicità: Preti da ogni parte del mondo. Aveva organizzato la casa, negli anni sessanta, come casa accogliente, sei camera da letto e in certe occasione non bastavano ad ospitare tutti. Ho scoperto che, il segreto della riuscita di molte iniziative pastorali è la carità sacerdotale, la collaborazione, la fraternità presbiterale. Nella casa parrocchiale di Cupra si è messa in pratica l’intuizione dei “cenacolisti”, tutti suoi amici, precursori dello spirito del Concilio, delle comunità sacerdotali e della comunione preti-laici.
L’ assidua partecipazione, con alcuni preti e frati, alle “settimane liturgiche” dell’Opera della Regalità, ha portato in alcune parrocchie il rinnovamento del Concilio, mettendo in pratica una proficua collaborazione tra preti secolari e regolari: francescani, agostiniani …
Mi ha incoraggiato ad entrare nei “Corsi di cristianità” e mi ha aiutato a capirne la struttura interna dei rollos e soprattutto il segreto della sua grande affermazione in diocesi: la comunione sacerdotale di un bel gruppo di preti di cui era l’animatore.
Ho scoperto, allora, che, il segreto della riuscita di molte iniziative pastorali è la carità sacerdotale, la collaborazione, la fraternità presbiterale. Così, l’ho seguito anche nell’Unione Apostolica del Clero, quando prete giovane ero in cerca di una spiritualità sacerdotale, vi trovai una fraternità di preti che ricercavano nel ministero la fonte rigeneratrice del ministero stesso e quindi della santificazione. Vi ha partecipato fino ad alcune settimane prima della morte.
Dal 2003 ho conosciuto un altro Don Gerardo, non in discontinuità con il precedente, ma l’uomo di Dio, che sottostava ad una personalità forte e determinata, a volte spigolosa, che solo i figli spirituali e gli amici conoscevano.
Ho poi scoperto che era membro effettivo dell’Opera della Regalità, fondata dal P. Gemelli. L’offerta totale della sua vita per il Regno di Dio: perché il “Vangelo diventi il cuore del mondo”. I voti di povertà, castità, obbedienza e pastoralità sono stati il segreto della sua totale libertà nel servire, nell’essere per … nel donarsi.
Ho ritrovato nel suo breviario questi piccoli appunti su San Basso che mi sembrano essere il suo progetto di vita: “Il vescovo Basso, nella sua bianca canizie e nel profumo delle sue virtù, era sempre assorto nelle cure spirituali, maestro di salvezza per le anime, difensore del pudore, educatore dell’ospitalità, amante della carità, visitatore zelante delle varie Chiese, vera immagine di astinenza e strenuo custode della giustizia.”
Grazie Don Gerardo! la tua vita, ricevuta in dono, l’hai vissuta con passione nella quotidianità, sentendoti il fratello di ogni uomo. Sei stato immerso totalmente nella storia della nostra diocesi, nella storia di Cupra Marittima, nessuno di noi che è stato estraneo, sei stato ambiguo e solidale di tutti. Hai portato addosso l’odore delle pecore, un odore così forte che ti ha fatto essere un pastore a immagine di Cristo Buon Pastore.
Don Luigino Scarponi